
WAR IS OVER
[1950-1969]
Contaminé è la nuova rubrica di Falcon Magazine,
ideata e curata da Alessia Pardo.
Contaminé dal francese «contaminato» è mescolanza tra discipline figlie della creatività: arte, cinema, moda, musica.
E’ l’incontro tra linguaggi creativi.
Contaminé proverà, insieme a voi, a guardare la musica e tutto ciò che le gravita attorno.
Il primo articolo ci porta a scoprire il mondo della moda e quello della musica dei decenni ’50 e ’60 del Novecento.
Nei prossimi mesi parleremo dei colori e del glam anni ’70, facendoci trasportare dalle vibes anni’80 e ’90, fino ai giorni nostri.
Buona lettura!
Ricordate gli occhiali super cool firmati Christian Roth indossati da Kurt Cobain? E quelli tondi di John Lennon?
I pantaloni in pelle di Jim Morrison? Converse e cravatta di Avril Lavigne? Che dire dei make up glam di David Bowie?
E la tutina rossa di Britney Spears in Oops!…I Did It Again?
E i costumi di Achille Lauro? Come dimenticare quelli indossati da Orietta Berti tre settimane fa a Sanremo?
L’immagine per l’artista rappresenta la chiave d’accesso alla memoria collettiva.
Non è un caso che leggende della musica vengano ricordate ancora oggi per aver indossato capi diventati iconici.
Il mondo della musica da sempre influenza intere generazioni. Proviamo a fare un passo indietro, quando tra i banchi di scuola, ci si vestiva come i leader delle nostre band preferite.
La moda viene influenzata inevitabilmente da fenomeni sociali , da trend di ogni genere e anche dalla musica.
E’ il 1995 quando Raf Simons cresciuto a pane, Joy Division e Kraftwerk, esordisce con una collezione uomo che è l’eclettica sintesi della cultura underground: dalla musica punk, all’industrial alla new wave.
Ormai esempio di avanguardia e contaminazione, nel 1998 confident del suo successo, Raf Simons per la sua collezione Radioactivity fa sfilare i membri del suo gruppo d’ispirazione con Autobahn in the background.
I look che indossiamo con naturalezza quotidianamente, parlano di noi. Dietro la scelta di un outfit , ci sono miriadi di motivi. Ci sono chili e chili di personalità, modi di essere e stili di vita che adottiamo.
Tuttavia, nel caso di artisti e musicisti, dietro l’accuratissima scelta del look è racchiusa tutta l’anima del progetto musicale, la sua poetica.
Lo stilista è un visionario. Coglie quel messaggio e lo trasforma in un capo d’abbigliamento, un accessorio, un gioiello.
Donatella Versace in un’intervista di qualche anno fa, dichiara: “Musica e moda rappresentano il connubio perfetto perché la musica rompe le barriere e la moda vera è quella che osa.”
Inizia da qui l’omaggio a quegli artisti che con la loro musica hanno ribaltato ogni cosa e alla moda che, osando, ha vinto.

Gli anni Cinquanta.
La musica inizia a dettare tendenze. La Seconda Guerra mondiale è un brutto ricordo, i giovani rivendicano libertà di espressione, desiderano lasciarsi alle spalle quei preconcetti legati al bigottismo di stampo borghese.
Siamo nei primi anni’50 del Novecento un genere che incontra insieme country, R&B e soul è in divenire. Guardato con diffidenza dai ceti più abbienti, il Rockabilly diventa simbolo degli anni’50 perché parla il linguaggio del popolo.
Modello estetico per gli uomini è Elvis Presley: pettinature gellate, ciuffo, brothel creeper ai piedi, Levi’s super skinny, t-shirt bianche e giacche di pelle oversize.
Honolulu, Hawaii. Sul palco del Convention Center, il King indossa una giacca bianca tempestata di pietre rosse, oro e blu dalle quali prende forma l’aquila americana. Quella giacca è entrata nell’immaginario collettivo con il nome di American Eagle jumpsuit, disegnata per l’occasione da Bill Belew.
Le ragazze, invece, guardano allo stile pin up, decisamente più audace di quello cui erano abituate: optano dunque per capelli cotonati, gonne a ruota, abiti scamiciati e scollature.
La ricordate?

Summer loving had me a blast
Summer loving happened so fast
I met a girl crazy for me
Met a boy cute as can be
Gli anni Sessanta.
Crisi isteriche, svenimenti, urla e pianti, un fenomeno sociale senza precedenti, la Beatlemania, inaugura il 1960. Protagonisti indiscussi erano i teenagers bramosi di novità.
La radio trasmette in ogni casa le ultime novità della società dei consumi. I Beatles nel 1963 sono ormai un fenomeno worldwide.

La musica dei Fab Four si evolve nel tempo e con essa la loro immagine. E il pubblico? Continua ad amarli incondizionatamente.
Rivoluzione e tradizione con i Beatles si sposano perfettamente, anche nella moda: abiti eleganti abbinati a camicie classiche, pantaloni skinny, collo a dolcevita e Beatles boots ai piedi. La band incarna l’essenza del Mod: uno stile essenziale, formale, il bravo ragazzo da presentare alla mamma!
Con il termine Mod, abbreviazione di modernist da modern jazz, si indica un fenomeno sociale nato a Londra alla fine degli anni ’50. I Mods, ascoltano musica d’élite e vivono secondo i dettami d’emancipazione della nuova generazione; vestono ispirandosi allo stile delle prestigiose università americane, adattato alla nuova atmosfera europea e moderna.
Il look dei quattro ragazzi di Liverpool, del primo periodo, abbraccia tutto questo.
Mentre i Beatles cantano: “You say you want a revolution…” il mondo sta effettivamente cambiando, la loro musica si evolve e con essa, anche il loro look.
Arriva il ’68 e nascono i Figli dei Fiori che protestano contro la guerra in Vietnam vivendo di pace, amore e LSD. Le comunità hippie iniziano a crescere in tutto il Paese alla ricerca di una connessione con la natura, con le filosofie orientali, con le culture indigene non macchiate di modernità.
La musica cambia, tutto diventa un trip psichedelico, un viaggio interiore.
Protesta e anticonformismo dovevano essere leggibili anche nel modo di vestire. John Lennon, per intenderci, comincia a portare gli occhialini tondi con la montatura a filo; i capelli meglio se lunghi e spettinati, (addio frangettina sistemata), le camicie collegiali vengono sostituite da larghe casacche con stampe psichedeliche.
Insomma, diventano fricchettoni e vanno in India a meditare.
Se si parla di Hippy, però, il re e la regina rimangono Janis Joplin e Jimi Hendrix.

Eccentrica, stravagante e ribelle, Janis Joplin è la personificazione dell’anima, quella libera. Con tutta l’energia della sua voce la Joplin butta via la fragilità che cova dentro, ma fuori rimane una donna carismatica e sicura di sé.
I suoi look iconici raccontano la femminilità da donna audace e anticonformista: pantaloni a zampa, camicette dalla manica ampia, bandane colorate, pellicce bicolor e gilet impreziositi da decorazioni di ogni tipo. E gli accessori? Non sono mai troppi.
Non indossa mai il reggiseno, ama stare a piedi nudi e frequenta il Chelsea Hotel di New York, dove vi incontra musicisti e artisti della Factory di Andy Warhol. Il suo stile originale è frutto dei suoi viaggi, di contaminazioni ed esperienze.
Salutiamo gli anni ’60 ricordando un evento che fu proprio il manifesto della cultura hippie e che chiude un decennio di avanguardia e rottura con il passato.
E’ il 1969, Bethel una piccola città nello Stato di New York dal 15 al 18 agosto ospita Woodstock:3 Days of Peace & Rock Music.
Sul palco suonano i Jefferson Airplane, The Who, i Creedence, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Santana e molti altri.

Photo by Henry Diltz

Photo by Archive Getty Images

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E la moda? Da questa manifestazione unica nella storia della musica nasce proprio quella che oggi va sotto il nome di Moda da Festival.
Pensate al famoso Coachella, che si svolge in California in primavera. Celebrities, influencer e artisti ogni anno si ritrovano e indossano look ispirati alla tre giorni di pace e amore del ’69.
A Woodstock, i capi indossati dagli Hippy non andavano affatto di moda, anzi: c’era il rifiuto del conformismo, anche quello della moda del tempo. I vestiti venivano cuciti autonomamente o fatti rivivere, venendo acquistati in mercatini dell’usato per contrastare il mercato capitalista.
Avete presente le Tye Dye t-shirt tornate di moda l’anno scorso? Si tratta di una tecnica che gli Hippies applicavano in casa, legando a casaccio l’indumento che poi immergevano nella tinta.
Ci avete mai provato?

Photo by Baron Woman