
Tutti pazzi per il Gilet!
Storia di un capo diventato Unisex

Dopo la ripresa della moda “alla Garçonne”, ad affacciarsi sulla porta delle tendenze vintage più amate di quest’anno è senza dubbio il Gilet, o panciotto.
I due termini spesso vengono infatti usati per riferirsi allo stesso capo, ma in realtà non sempre sono intercambiabili: il gilet è il termine più generico per indicare un capo d’abbigliamento smanicato, informale e sportivo, indossato sopra altri capi d’abbigliamento. Il panciotto, invece, indica il corpetto da uomo elegante e quindi l’elemento fondamentale che va a formare l’abito tre pezzi da uomo, insieme a giacca e pantaloni.
Rimane senza dubbio uno tra i capi più dotati di versatilità di questa stagione Primavera-Estate 2022, e continuerà ad essere glamour anche in quella entrante di Autunno-Inverno.
La matrice della sua modernità, oltre che la perfetta adattabilità al colorato e sempre più variegato guardaroba femminile, è però da ricercarsi nella sua stessa storia, l’unica che meglio traduce ciò che lega insieme funzionalità originaria e riuso attuale.
Alla corte di Re Sole

Con l’Illuminismo, movimento politico, sociale, culturale e filosofico che si sviluppò in Europa nel corso del 1700, era molto diffusa la propensione a considerare il Teatro come profondo educatore della Società.
Non è un caso che anche il Gilet venne lanciato proprio alla fine del secolo precedente da Gilles (comunemente conosciuto come Pierrot), un personaggio della commedia teatrale francese: era lungo quanto la giacca, con abbottonatura fitta e tasche basse. I calzoni, aderenti e lunghi fino al ginocchio, erano detti Coulottes.
È tuttavia con il re Luigi XIV, detto il “Re Sole”, che vediamo questa moda prendere di fatto piede, per poi diffondersi dalle corti di Versailles in tutto il resto d’Europa.
Inizialmente il capo risultava essere in realtà più lungo, arrivando come detto fino all’altezza del ginocchio; la sua funzionalità pratica non escludeva comunque quella estetica, definita sempre da decorazioni e preziosismi di ogni genere.
Sarà solo in seguito, con Luigi XV e poi con Luigi XVI, che il capo, rispettivamente, perderà le maniche e si accorcerà ulteriormente.
Il binomio borghese: politica e morale vanno a braccetto
In questi anni, a cavallo tra XVIII e XIX secolo, la moda sta assumendo una nuova importanza e soprattutto un diverso valore di consumo, che va oltre a quello tradizionale di mera e rigida differenziazione gerarchica.
Dopo la Rivoluzione Francese del 1789, infatti, l’abito stava ormai assumendo un significato per lo più politico, oltre che sociale, di contro al lusso e al codice vestimentario imposto invece nei secoli precedenti secondo la tradizione aristocratica.
Nonostante la volontà della borghesia di andare verso un’applicazione diretta dell’Egualitarismo (Égalité, uno dei principi cardine della Rivoluzione Francese) anche in termini di abbigliamento, non si ottenne una piena realizzazione o elevazione collettiva in questo campo, ma vi fu sicuramente una spinta verso il basso.
In sintesi, è proprio adesso che la moda comincia a fare in modo che l’abbigliamento non solo segua, ma soprattutto che sancisca il cambiamento, e in questo caso che ufficializzi l’ascesa della nuova borghesia, la quale non rifiutava i comfort dati dalla ricchezza, ma ne disprezzava piuttosto l’ostentazione e lo sperpero.
Continuare a investire nel proprio patrimonio era perciò la vera ricchezza, ed era costitutiva di un approccio e soprattutto di un utilizzo del tutto alternativi di quest’ultima, non più considerata solo un bene di consumo.
Valori e rigore sociale
Il nuovo “non codice” di abbigliamento doveva infatti rispecchiare ed esaltare i valori del nuovo ceto borghese, primo tra tutti il lavoro; di conseguenza anche l’abito doveva comunicare rigore, ma anche libertà di movimento e di gusto individuale.
C’erano del resto diversi modelli vestimentari, e ciò comportava un certo disordine, ma tutto portava comunque a porre al centro come modello di riferimento quello del borghese medio, e non più quello del cortigiano.
È precisamente in questo quadro di travagliata ma evidente trasformazione (registrata soprattutto nel guardaroba maschile) che si possono finalmente individuare le due principali fonti di ispirazione a cui guardavano gli uomini e le donne borghesi del periodo: da un lato gli uni facevano capo alla moda inglese, per godere di comodità e semplicità, ma senza rinunciare all’eleganza (l’Inghilterra era maestra indiscussa nella sartoria da uomo); le altre guardavano invece alla moda francese, in seguito alla parallela e simultanea consacrazione della Francia come autentico modello della moda femminile a livello internazionale.
Reality is something you rise above
“La realtà è quel qualcosa sopra cui ci eleviamo” – Liza Minnelli

Così diceva la grandissima Liza Minnelli (Los Angeles, 12 marzo 1946), attrice, cantante e ballerina americana, e prima testimonial del famoso capo diventato, grazie a lei, un Musthave.
La vediamo indossarlo per la prima volta insieme alla classica bombetta nel celebre film del 1972, Cabaret: un gilet semplice, nero, super cool.
È però negli anni Sessanta che questo capo viene definitivamente liberato dai vincoli di genere, ed introdotto nell’armadio femminile, grazie al carisma ed alla innovativa creatività degli stilisti Moschino e Yves Saint Laurent.
Il capo assume poi anche una connotazione hippy-chic, nelle varianti frangiate o comunque adattate allo stile che in quegli anni permea le strade di Woodstock.

Per non dimenticare poi l’attrice americana Carry Bradshaw, icona di stile della serie anni ’90 Sex and the city, che in uno degli episodi lo indossa almeno un paio di volte: il primo caso, come nell’ immagine a fianco, il gilet è firmato Proenza Schouler. Nel secondo, invece, sfoggia un look Total White, con un gilet bianco abbinato ad una camicia rosa a righe sottili bianche, firmato Ralph Lauren.
“Non confondere mai l’eleganza con lo snobismo”: così diceva il grande stilista Yves Saint Laurent, uno tra i primi a declinare questo trend al femminile. Egli ci ha offerto l’immagine di una donna sicura di sé e finalmente libera di esprimersi nella sua eleganza, o meglio ancora nel suo stile, svincolato dagli schemi e dai pregiudizi imposti dalla società.
Ad oggi, è quindi anche grazie a lui se il gilet è diventato un capo Unisex dalla classe intramontabile e soprattutto adatto ad ogni occasione: basti pensare al rinomato binomio camicia-gilet, per un perfetto look casual-chic.