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Sono brutto, ma piaccio:

lo spiegabile successo di Birkenstock, Crocs e Ugg

Che la moda abbia preso una piega diversa dagli anni passati è ormai noto. La scalata verso la comodità e il comfort è giunta al termine e sono ormai lontani i tempi degli scomodi tacchi a spillo vertiginosi, talmente lontani da aver annullato la capacità dei più di camminarci sopra senza cadere rovinosamente. 

L’effetto pandemia

L’impennata nelle vendite di ciabatte e di loungewear si è realizzata in concomitanza degli anni della pandemia e non è un caso. Dopotutto, intrappolati tra le lenzuola e il divano, acquistare tute e completi da casa marchiati Fear of God, Supreme e Off-White sembrava essere l’unico modo per seguire il richiamo della moda e soddisfare la sete di consumismo. Le case di moda hanno seguito presto questo trend non solo portando lo streetwear in passerella, ma anche donando linee più morbide sia ai capi della quotidianità, che a quelli destinati alle occasioni formali.

Infatti, nonostante parte della moda primavera/estate 2021 esprimesse la speranza di un ritorno alla normalità, molti designer – tra cui Celine e Balenciaga – assecondarono l’allora situazione di confinamento e le conseguenti necessità di una moda in linea con la totale assenza di assembramenti. Insomma, le necessità di ieri hanno sdoganato il trend di oggi, determinando di fatto l’ascesa al regno della moda delle scarpe brutte per eccellenza: Ugg, Birkenstock e Crocs.

Tutto merito della GenZ

Tuttavia, per quanto tutti vogliano vantare la propria paternità sul trend in questione, che ad oggi assume le proporzioni di un vero e proprio credo, è inutile negare l’evidenza. È tutto merito della Generazione Z. Quella generazione che, a pensarci bene, si è confrontata con il concetto di stile personale proprio durante gli anni della pandemia, lasciandosi ispirare più da TikTok e Pinterest, che dalle vetrine dei negozi e dalle riviste patinate.

Se guardiamo a quei due anni di confinamento dal punto di vista dei giovanissimi potremmo ipotizzare che la necessità dei giovani creator di produrre contenuti di qualità, pur senza alcuna occasione sociale per sfruttare i propri outfit, unita al desiderio degli spettatori di sperimentare con la moda abbiano influenzato fortemente la diffusione delle Birkenstock, delle Crocs e degli Ugg degli ultimi anni.

In un secondo momento, gli stylist più lungimiranti – tra cui Mimi Cuttrell e Dani Michelle – hanno colto al volo l’occasione, mettendo ai piedi di Bella Hadid e Kendall Jenner le scarpe più disprezzate di sempre. Il bacino di acquirenti di Birkenstock, Ugg e Crocs si è così ampliato, sfuggendo ai confini della GenZ. Ed ecco fatto, il trend è servito.  

Di quale team far parte?

Come tutte le cose che riguardano la moda, scegliere l’una o l’altra scarpa definisce la propria appartenenza ad un determinato gruppo sociale. Mentre le Birkenstock Boston, assolute regine della stagione autunno-inverno corrente, sembrano essere il manifesto di un’estetica pulita e minimalista, le Crocs sembrano attrarre nicchie di alternativi, pronti a sperimentare forme e colori più audaci e inclini alle personalizzazioni. Quanto agli Ugg, nonché le scarpe più amate negli anni 2000, il loro ritorno ha assunto la forma ben precisa dei modelli Tasman e platform, indossate da Gigi Hadid ed Elsa Hosk non solo in versione sportiva, ma anche con jeans e blazer. Potremmo, quindi, classificarle come le calzature perfette per richiamare l’estetica Y2K, senza gli errori della moda Y2K. 

In tutto ciò, lo spopolare di un’estetica comunemente considerata brutta solleva un interrogativo specifico: è solo effetto della tendenza a romanticizzare ogni aspetto di scomodità della vita, tanto cara alla GenZ, oppure rappresenta un mezzo di ribellione agli standard preimposti dalle generazioni precedenti? In sintesi, siamo sicuri che sia solo una tendenza temporanea?

Autrice: Martina Forasiepi

Falcon Magazine

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