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Richard Avedon al Palazzo Reale di Milano

Un obiettivo, una visione

“My portraits are more about me than they are about the people I photograph”

“I miei ritratti raccontano più di me che delle persone che fotografo”: così diceva Richard Avedon (1923-2004), uno dei fotografi del XX secolo più rivoluzionari di sempre, che ha segnato la storia della fotografia in generale e poi anche quella di moda, donando ad entrambi i settori uno sguardo tutto nuovo e vibrante di un amore ossessivo per il dettaglio

Richard Avedon: Relationships

È proprio il Palazzo Reale di Milano in questo periodo, dal 22 settembre 2022 al 29 gennaio 2023, a tenere una delle sue mostre più significative, dal titolo Richard Avedon: Relationships.

La mostra è un’efficace e polifonica sintesi di un artista con oltre sessant’anni di carriera alle spalle, nel corso della quale ha reso delle icone ancora più iconiche, tra cui vari attori, celebrità, scrittori.

L’ampia selezione di fotografie della mostra è tratta dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP), che divide la fotografia di Avedon in due principali periodi, pre e post 1960, anno spartiacque del suo percorso professionale: le prime sono le fotografie per così dire “giovanili”, scattate “on location” e con soggetto modelle che interpretano un ruolo. Quelle più tarde, invece, si incentrano solo sulla modella e sui capi che indossa, ma anche sull’utilizzo di uno sfondo minimale per favorire e mettere al centro pose plastiche e dinamiche, che rendessero bene l’idea della fluidità corpo.

Una fotografia, un’impronta

Come possiamo vedere dalla collezione, Avedon proietta l’obiettivo del suo sguardo analitico su disparati volti, espressioni, energie, ma ad essere al vero centro della sua analisi e del suo interesse sono le relazioni: di ogni genere, ad esempio con la famiglia, colleghi e amici, ed in particolare con il soggetto fotografico. Quest’ultimo viene infatti colto in tutta la sua quasi iperrealistica umanità, con gli evidenti solchi galoppanti del tempo e dell’esperienza, con la luce negli occhi di chi spera ancora o di chi ha finito di raccontare la sua verità, oppure una semplice storia.

Avedon mette quindi la lente di ingrandimento su mille spaccati di quotidianità e di vissuti diversi, che alla fine si traducono in ritratti estremamente eloquenti.

È un’umanità prima spasmodicamente ricercata, poi riconosciuta, e infine disvelata, mentre dietro l’obiettivo intanto il fotografo, come l’artista, vive nel sempre insaziabile ed irrealistico tentativo di immortalarla.   

Ma facciamo un passo indietro: chi è Richard Avedon?

Avedon nasce a New York nel 1923 da una famiglia ebraica benestante: la madre proveniva da una famiglia di produttori di abbigliamento, mentre il padre aveva un negozio nello stesso settore, l’Avedon’s Fifth Avenue sulla Fifth Avenue. Fin da subito il piccolo Richard sviluppa subito una passione per la fotografia e a soli 12 anni si iscrive alla Young Men’s Hebrew Association (YMHA) Camera Club, un’associazione per giovani ebraici appassionati di fotografia.

Da qui inizia il suo viaggio nella ricerca fotografica, che va sempre più affinandosi fino a diventare fotografo professionista. In seguito studia fotografia alla New School for Social Research a New York, dove incontra il direttore artistico della rivista di moda Harper’s Bazaar Alexey Brodovitch, con il quale comincia una collaborazione che durerà per ben vent’anni, e che lo integrerà con successo all’interno della rivista, di cui successivamente diventerà il direttore.

In questi anni fece numerosi scatti di modelle, ritratti in bianco e nero di celebrità come Marilyn Monroe, i Beatles, Martin Luther King, Malcom X, ma anche ritratti di persone comuni, scene di vita ed episodi storici indelebili come il1963 a Times Square, dove vengono immortalate svariate persone che espongono copie di giornali riportanti la notizia dell’assassinio del presidente Kennedy.

Be blonder: la fashion photography

Il 1969 è l’anno della definitiva consacrazione del Maestro, e in particolar modo dello stile che lo ha poi caratterizzato e reso indimenticabile, come l’uso del tipico sfondo bianco, volto a rimarcare ed esaltare l’espressività del soggetto, unico ed eterno oggetto del suo interesse artistico.

“Anything is Art if you do it at the level of an art”

Nel 1980 fa il suo esordio nello scenario degli stilisti Gianni Versace, con la famosa campagna per la collezione primavera/estate, a cui lo stesso Avedon prenderà parte. Il connubio Versace-Avedon si rivelerà plastico e sempre pronto alla sperimentazione e alla creatività, dando vita a una collaborazione unica tra il designer e il fotografo.

In quegli anni Avedon non aveva grande interesse per la fotografia di moda in generale, ma con Versace, Richard fa un’eccezione, perché entrambi condividono una visione a tinte forti, roboante nella sua genialità. Con Versace viene ripensato non solo il modo di intendere il corpo femminile, ma anche quello maschile, non vedendo più l’abito di quest’ultimo come la “grande rinuncia” allo sfarzo, bensì come una nuova e palpitante mascolinità, pronta a raccontarsi.

La fluidità che però deriva dalla composizione delle group shots è un’altra cosa ancora: da queste emergono un equilibrio e una maestria coreografica che pochi hanno raggiunto prima di lui nella scena della fotografia di moda, dove la presenza e la personalità della modella diventano cruciali e necessarie.

Lo sfondo bianco esistenzialista aiuta infatti a concepire ancora meglio il soggetto come simbolo di sé stesso, catturato per sempre in una posa leggera e statuaria allo stesso tempo, dove l’abito rimane protagonista assoluto e indiscusso.

Con il potere radicale di Versace da un lato, e con quello evocativo di Avedon dall’altro, le due firme diventano una sola, un unico spirito indomito a due teste se vogliamo, che hanno contribuito a vicenda all’esplosione del loro massimo potenziale. Alla fine, l’unione fa davvero la forza, e la loro ne è di certo un esempio lampante, nonché eterna ispirazione sempre attuale.

Falcon Magazine

Sono una studentessa di moda nell'Editoria e nella Comunicazione, con una laurea in Lettere Moderne. Ho una grande passione e mi diletto in tutto ciò che è arte ed espressione di sé, in un mix poliedrico: scrittura, disegno e musica. Aspirante giornalista e stilista di moda, nel tempo libero lascio che il mondo mi parli: creare per me non è solo un hobby, ma uno stile di vita.

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