
Paris Fashion Week: i guerrieri di Balmain
Tra gli innumerevoli partecipanti che hanno sfilato lungo le passerelle della Paris Fashion Week, quella di Balmain ha senz’altro scosso gli animi degli spettatori.
La collezione Autunno-Inverno 2022-2023 della maison parigina è un simbolo di forza che Oliver Rousteing ha voluto trasmettere tramite look futuristici, uniformi protettive e tute da combattimento.
Sebbene tutto ciò rimandi irrevocabilmente alla drammatica situazione che dal 24 Febbraio ha reso l’Ucraina protagonista di una tragica guerra contro la Russia, il processo creativo che ha dato vita alla collezione affonda le sue radici in un’episodio della vita dell’art director.
La guerra di cui parla Oliver Rousteing è una guerra metaforica contro l’odio online e la manipolazione dei social network di cui lui stesso è stato vittima dopo il violento incendio che gli ha causato delle gravi ustioni su tutto il corpo.
L’incidente, invece di sensibilizzare i seguaci del giovane creativo, non ha fatto altro che renderlo un bersaglio per gli haters, i quali lo hanno inondato di messaggi pieni d’odio.
La casuale correlazione tra la battaglia metaforica di Oliver Rousteing e gli avvenimenti in Ucraina ho hanno spinto, prima dello show, a scrivere una dichiarazione sui social media in cui diceva <<mentre mostriamo la nostra collezione sappiamo bene che oggi accadono cose più importanti nel mondo. Difficile sentirsi bene e concentrarsi su passerelle e vestiti, mentre ascoltiamo a malincuore le ultime notizie. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno agli Ucraini. Ci ispiriamo alla loro dignità, resilienza e devozione alla libertà >>.
E nello stesso comunicato stampa introduttivo alla collezione <<Queste sfilate non sono state concepite come una risposta diretta alla recente orribile invasione dei nostri vicini e non oserei mai nemmeno pensare di confrontare la sofferenza che stanno attraversando in questo momento>>.
Oltre al profondo significato che si cela dietro lo show, Oliver Rousteing non tralascia lo stile unico e glamour tipico di Balmain.
L’inizio della sfilata si apre con la danza di due tribù, per poi lasciare spazio alla vera e propria collezione, che termina con un gruppo di sette abiti che riprendono gli archivi del 1945 di Monsieur Balmain. Il tutto accompagnato da una frase di Le Petit Prince che l’art director ha fatto proiettare su un grande muro luminoso <<È molto più difficile giudicare sè stessi che giudicare gli altri. Se riesci a giudicare te stesso vuol dire che sei un grande saggio>>.
La palette si estende dal bianco, simbolo di pace, a colori sempre più tenui dalle tonalità pastello, i quali secondo Oliver Rousteing non rappresentano un simbolo di dolcezza e vulnerabilità, bensì di verità e trasparenza.
I modelli che solcano la passerella indossano completi bianchi caratterizzati da particolari pettorine, ginocchiere e spalle imbottite, simbolo delle fasciature che un tempo coprivano il corpo di Rousteing.
L’intera collezione varia da look complessi e architettonici, a look total black impreziositi da cinghie, placche metallizzate e corsetti/corazze, i quali conferiscono ai modelli l’aspetto di giovani guerrieri futuristici.
Sono presenti inoltre mini-dress accompagnati da spalle larghe e stivali da combattimento.
Non mancano pantaloni e giacche dotati di protezioni su braccia, ginocchia e schiena, tipici del guardaroba dei motociclisti.
A rendere il tutto un po’ più glamour e raffinato ci pensano strati di tulle, piume e pizzi che di tanto in tanto spuntano tra le corazze dei giovani guerrieri Balmain.









Giulia
Wow