
L’immagine catartica di Sophia Daliana
La fotografia come poesia del dolore

Gli albori
Ancora molti stereotipi incombono su noi donne, e altrettanti abusi “ci fanno compagnia”, come direbbe Fiorella Mannoia.
Storie intarsiate di ombre come quella della appena 26enne Sophia Daliana continuano ad essere portate a testimonianza, ponendo l’accento su chi ha dovuto iniziare proprio dal niente, da un passato ricco di vuoti, o ancora da un silenzio fin troppo eloquente.
Tutte le giovani donne che come lei si sono ritrovate a dover crescere un figlio senza sostegno o approvazione, portano in sé un senso di resilienza e determinazione propri di pochi, ma che sotto un’altra luce si fanno potente forma di espressione.
Nata a Firenze nel ‘96, già a 14 anni Sophia comincia a sperimentare la magia della macchina fotografica e il suo bisogno di documentare la realtà, ma la sua vera avventura inizia in Nepal: è da qui che Sophia sviluppa sempre più il gusto per l’estremo, e non a caso trova la sua voce solo dopo essere giunta “fino in capo al mondo”, come lei stessa ci dice, nel luogo dove tutto questo si fonde, esaltando la Natura in tutta la sua contraddittoria bellezza, la Patagonia.
Sarà infatti in questo magico posto che la nostra giovane fotografa troverà la sua matrice creativa più profonda: è attraverso il potere evocativo dell’immagine e l’immediatezza propria della fotografia che Sophia ci racconta il cammino interiore di consapevolezza, prima ancora che fisico, grazie al quale ha affrontato l’ignoto e gettato le basi della sua mai perduta ambizione.
Diventata mamma a soli 18 anni, nonostante gli abusi emotivi continui come il “tanto non ce la fai” o “sei mamma, non puoi stare al passo con gli altri”, Sophia non si è comunque lasciata intimidire, guardando sempre oltre il fatto che la società sembra aver prefissato un’età biologica per poter avere figli.
“In mezzo a quel niente l’unico tutto è stato mio figlio, e partendo per il polo Sud ho finalmente trovato la mia ispirazione: è nell’aurora boreale che ho cominciato a brillare”.

“ Abissi profondi e vuoti cosmici ”
Una volta tornata in Italia dall’estremo Sud del mondo, compiuti i 20 anni, Sophia si dedica agli studi di Fotografia e Cinema a Milano, diventando nel 2019 anche DOP (direttore della fotografia, in ambito cinematografico) ed iniziando a collaborare l’anno successivo per alcuni servizi per il rinomato Cross Studio Milano, approcciando inoltre la fashion photography e trovando ancora una volta nella macchina fotografica una finestra sempre piena significato e libertà.
Da questo momento Sophia ha potuto trasformare tutto il pregiudizio e la denigrazione nel coraggio e nella forza di chi, come lei, non ha paura di essere sé stesso, mostrando con spavalda fierezza tutte le cicatrici e le smagliature emotive che noi donne tendiamo spesso a sminuire o a nascondere.

L’arte della resilienza
Come ci insegna l’antica tecnica kintsugi (forma d’arte giapponese dove un vaso rotto viene fissato con una resina cosparsa di polvere d’oro), alla fine un vaso rinsaldato risulta addirittura più bello e prezioso dell’originale, perché acquista un nuovo pregio, quello dell’autenticità.
E ancora sono da citare sicuramente i versi della celeberrima poetessa statunitense Emily Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886), che descrive bene questo concetto nella poesia “e la vita cammina quasi dritta”: dopo l’incertezza iniziale con cui brancoliamo nelle tenebre della disperazione o del lacerante vuoto, finiamo per abituarci alla vista ed è a quel punto che la via della vita sembra diventare quasi dritta, se pur zoppicando.
Ecco quindi il vero obiettivo della fotografia di Sophia: ricordarci che vacillare si può, ma senza dimenticare che la vera arte sta proprio nel sapersi mettere a nudo senza paura, in un perfetto connubio di umanità e trasformazione.
Così Sophia ci grida la sua continua voglia di rinascita, nonché l’immenso orgoglio per il figlio, nel cui gioioso sguardo si riflette non solo quello di una giovane mamma, ma soprattutto quello di una professionista sempre pronta a costruire, in un mondo dove i più preferiscono distruggere.
