
Il massimalismo della Gen Z
Tra estetica e frenesia sociale
Ad oggi, in una società in cui l’eccesso è parte integrante della nostra cultura, il massimalismo ha preso campo nell’estetica e nell’attitudine delle nuove generazioni.
Siamo entrati nell’era dell’esagerazione apocalittica.
Per comprendere al meglio questa tendenza è importante sapere come è nata e come si è sviluppata. La corrente massimalista odierna, infatti, è estremamente influenzata dallo stile Harajuku.
Lo stile Harajuku e FRUiTS Magazine
Questa sottocultura nasce in un quartiere di Tokyo tra gli anni 80 e l’inizio dei 2000.
Per la città il quartiere non solo rappresentava la mecca della moda irriverente, ma anche un punto di riferimento per gli adolescenti. Harajuku non descrive uno stile o un modo di essere in particolare, ma l’insieme di diversi stili amalgamati in un contesto comune. I motivi principali che mobilitavano i giovani nella scoperta di questa tendenza erano legati al senso di comunità e al desiderio di libertà di espressione.
Una sottocultura più politica e impegnata di quanto si possa pensare, che si fa portavoce di una filosofia riconducibile a quella delle nuove generazioni.
Il motivo principale per il quale in Occidente conosciamo questo stile è in gran parte grazie a FRUiTS Magazine. Fondata nel 1997 dal fotografo Shoichi Aoki, la rivista aveva lo scopo di immortalare e documentare l’estetica street dei più giovani.
Una vera e propria cronaca della vita eclettica e dinamica di quell’epoca.
Il magazine ha interrotto la pubblicazione cartacea nel 2017, ma era ben lungi dall’essere la fine della documentazione della moda giapponese in Occidente.
Lo sviluppo della sottocultura nel tempo
Ancora oggi ne troviamo i rimandi, come nella linea Heaven di Marc Jacobs. Il brand ha infatti omaggiato questa sottocultura facendo scattare il primo lookbook della collezione proprio da Shoichi Aoki, in pieno stile FRUiTS Magazine.
Heaven, la linea polisessuale che ha fatto impazzire la Gen Z, è infatti l’esempio perfetto di come il massimalismo si sia evoluto nel tempo.
Si tratta infatti di un vero e proprio fenomeno mediatico. L’offerta di prodotti si adatta in base alle persone che la rappresentano e da cui prende ispirazione:
Adolescenti dallo spirito libero con il desiderio impellente di esprimersi, abbracciando la libera espressione di ogni identità di genere. Teenagers caotici, dall’estetica sperimentale e al tempo stesso accuratissima. Sempre al passo con i tempi, ma con uno sguardo rivolto al passato.
Una concezione in pieno stile Gen Z.
Ma perché il massimalismo interessa e affascina così tanto le nuove generazioni?
Per definizione il massimalismo rappresenta una tendenza all’eccesso, una rottura nella tediosità visiva. Per la Gen Z, un elemento di ribellione contro i modi di intendere e percepire l’estetica delle generazioni precedenti.
Un desiderio molto adolescenziale di affermarsi. Un perpetuo sbracciarsi in mezzo alla folla nel tentativo primordiale di occupare un posto nel mondo, assicurandosi che venga riconosciuto e validato. La confusione giovanile , l’accozzaglia di emozioni e sensazioni nuove alle quali non si sa dare un nome. Lo scompiglio interiore manifestato verso l’esterno, reinterpretando il modo di presentarsi al mondo e utilizzando la moda come mezzo espressivo.
Gen Z e Individualismo
Il massimalismo esplode abbattendo i muri della monotonia utilizzando il digitale come mezzo di cambiamento verso lo sconvolgimento visivo.
Le nuove generazioni abbracciano l’individualismo e le piattaforme di social media sono un’ottima risorsa per scoprire una lingua familiare.
É un binomio che comprende un forte desiderio di appartenenza e al tempo stesso un grande spirito indipendente.
Una modernità talmente fluida da essere liquida, come diceva Bauman, da far diventare il cambiamento l’unico concetto permanente e l’incertezza l’unica certezza. Nell’era del digitale la rincorsa verso l’estetica si rivela ingombrante a tal punto da distrarre, ignorando la frenesia sociale che ne consegue.
Sarà che ad oggi ci vogliono più energia e più audacia per scrollarsi il malessere di dosso.
Il massimalismo come scoperta dell’io
Al tempo stesso, il massimalismo è senza dubbio uno sbocco per l’esplorazione e la scoperta di sé. Lo stile incoraggia un’accurata accumulazione di elementi significativi e un’esibizione di personalità. Colori, motivi e forme sono stratificati per creare spazi unici, facendo diventare l’espressione individuale un concetto molto meno utopistico.
Un nido confortevole, un caos che ritrova l’ordine, un insieme di oggetti e pensieri che invece di confondere semplifica. La promozione di un massimalismo nel quale predomina il riempimento dei vuoti che alludono ad una solitudine dalla quale si vuole fuggire.
Lasciando alle spalle la vergogna dell’accumulare, che risulta ormai essere un concetto arcaico. Un mondo libero di intendere e di volere, nel quale non si punta il dito verso l’esterno, bensì verso l’interno
Author: Carlotta Saracino