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Il corpo secondo Vanessa Beecroft.

Il corpo è spesso soggetto ad alterazioni, cambiamenti di identità. Le mode e gli influssi culturali agiscono su di esso. Vanessa Beecroft, mette in scena queste infinite variazioni che estrapola dal suo vissuto personale.

Vanessa Beecroft, artista italiana di fama mondiale grazie ai suoi espressionistici tableau vivant. Il suo lavoro è realizzare performance dove le protagoniste sono donne, poiché si tratta si, di modelle, ma soprattutto persone reali, che vivono di emozioni e il loro corpo incarna le loro sensazioni in modo trasparente. Sono veri e propri quadri viventi silenziosi che si muovono tra il pubblico. E di questi la Beecroft coglie la loro inespressività dal viso, ma in modo particolare dallo sguardo. Le ragazze della Beecroft appaiono impersonali: tutte costruite allo stesso modo; mostrando palesemente una perdita d’identità in cui l’individualità sembra assente. Occhi assenti che non fanno altro che guardare, molto lontani dallo spettatore. I disturbi hanno lasciato in lei l’ossessione del corpo femminile nudo, acerbo e privo di dolcezza, quella legata alle curve morbide di un corpo umano. Sono manichini che non hanno nulla da offrire se non l’esposizione del proprio corpo mostrato ad un pubblico anch’esso impassibile. L’artista rischia molto, mettendo in mostra i suoi ricordi e vicende autobiografiche e le sensazioni che si legano a questi. Solo chi ha la forza di superarli e lasciarli ancorati al passato riesce a farne uso in questo modo. Il Libro del Cibo, un video in cui rappresenta le fasi del suo disturbo in quegli otto anni, è il suo primo progetto e mette in evidenza proprio il cibo, la sua grande mania. La sua prima opera è la rappresentazione di un diario tenuto da lei in cui inscena ragazze che impersonano un suo alter ego e che come tali sono scomposte. Alcune, infatti, sono brutte e sgraziate, proprio a simboleggiare la confusione interiore dell’artista. Corpi così fragili rappresentano la sua debolezza nei confronti del legame con il cibo, ma allo stesso tempo la forza e l’importanza del legame stesso, che ritorna in modo compulsivo in ogni momento. Il corpo secondo Vanessa Beecroft. Allo stesso modo, una sua performance del 2003, VB52, vede delle modelle seminude, sedute attorno ad un lungo tavolo di cristallo, prendere parte ad un banchetto. Donne diverse, che consumano cibi portati in tavola con un ordine dato solo dalla differenza cromatica: si comincia con il bianco (uova, cavoli, pane e latte), si continua con l’arancio (mandarini e carote), il verde e si conclude con il viola di melanzane e prugne. Il tavolo è trasparente ed i corpi sono nudi, nel tentativo di portare alla luce anni di silenzi, paure, angosce e dolori. Le donne che mette in scena sono ragazze con le quali si identifica, ma che successivamente estranea da sé stesse facendo loro indossare parrucche colorate o scarpe con zeppe esageratamente alte per allontanarle dalla vita reale, quasi a volersi riconoscere nella loro fragilità, ma, allo stesso momento, non voler ammettere il proprio problema.

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