
Falcon Talk: Francesca Perotta, Francesco Bianchini, Francesco Matera
FRANCESCA PEROTTA
Francesca Perrotta nasce in Molise nel 1992. Cresce in un paesino di 200 abitanti, sempre alla ricerca di un qualcosa che possa colmare la sua fame di passione, creatività e intraprendenza. Durante gli studi universitari a Roma, mentre si laurea in Lettere Moderne e successivamente in Teatro, cinema, danza e arti digitali alla Sapienza, scopre quella che di li a poco diventerà la sua più grande passione: nella fotografia. Inizialmente studia da autodidatta ma sente presto la necessità di perfezionarsi e inizia seguire dei corsi a Roma. Si dedica ai ritratti, alla fotografia di moda, di paesaggio e alla fotografia delle tradizioni dei posti in cui è cresciuta. Lavora con l’agenzia di Milano, BoomImage. Il genere fotografico a cui si dedica maggiormente è quello della moda. Realizza fashion campaign per vari stilisti ed editoriali che pubblica su numerosi magazine di moda. Nel 2019 tiene la sua prima mostra “Il volto di un paese” presso l‘Ex Gil di Campobasso. Amante delle escursioni in montagna, dei libri gialli, delle serie tv poliziesche e soprattutto dei viaggi – abitudine coltivata sin da bambina grazie ai suoi genitori. Francesca Perrotta ricerca nella fotografia il “fil rouge” che silenziosamente unisce le sue passioni: l’autenticità. Ha un gatto, Sherlock, da cui non si separa mai e che spesso rende protagonista dei suoi scatti. Ha due sogni da realizzare: vedere l’aurora boreale e fare un safari in Africa.
“Il primo progetto che presento è l’editoriale di moda Melancholia: la gioia di essere tristi. Il tema è appunto quello della malinconia ma l’idea è quella di raccontarla nella sua forma più felice. Si perché spesso, in dosi opportune, nella malinconia c’è sempre una certa felicità. Malinconia: graziosa agitazione dell’anima, docile inquietudine, lieve angoscia che conforta e non turba, leggerezza di tormenti, indulgenza di passioni. In realtà si tratta di un sentimento complesso, che non si afferra tutto e subito. Ha bisogno di gradazioni, pone domande, ci costringe a interrogarci. Agamben dice che in tutte le epoche la malinconia fu sempre interpretata, con un’ audace polarizzazione, come qualcosa di positivo e insieme negativo. Il malinconico ignora la vita lineare degli altri esseri umani. Obbedisce al ritmo del ciclo: passa di continuo dall’abbattimento all’esaltazione, dal torpore all’euforia, dalla desolazione all’ estasi, dall’ombra al colore. Egli sosta sull’orlo di tutti i precipizi: cammina tra le voragini; ogni momento, corre il rischio di sgretolarsi e di andare a pezzi, come la più informe rovina. Forse, questo è il suo trionfo. Victor Hugo fa l’affermazione, per me, più bella di tutte: La malinconia è la gioia di essere tristi. Questo perché ne si avverte la potente energia di rinascita, L’ unico vero rimedio alla malinconia per Marsilio Ficino è quello di accettarla sino in fondo, senza incertezze e senza ritegni, vivendo in lei così profondamente da trarre dal proprio male le leggi e la salvezza del mondo. Non deve sembrare un paradosso, ma quanto più una circostanza è negativa, tanto più può creare dentro di noi una svolta, per affrontare con entusiasmo percorsi difficili anche in salita. Ed è esattamente questa la parte più importante: tradurre la malinconia in produzione artistica facendo sì che la sofferenza si trasformi in creatività. Bisogna estrapolare energia creatrice da ciò di negativo che ci accade, come una fenice che rinasce dalla ceneri e rinasce più bella che mai. Ho deciso di realizzare le foto in bianco e nero perché non c’è nulla di più malinconico di questo stile fotografico. Ma l’ho fatto dando un contrasto molto leggero alle ombre cosi da cercare di raccontare la positività che c”è nella malinconia. Inoltre ho scelto di far avere alla modella anche delle pose più giocose proprio per mostrare la gioia dell’essere tristi.”
FRANCESCO BIANCHINI
Francesco Bianchini, un fotografo con base a Milano specializzato in fotografia di ritratto. Nato a Poggibonsi nel ‘97 la fotografia era già parte di lui fin da piccolo grazie a suo nonno, che aveva anche una camera oscura in casa per sviluppare i suoi rullini. Durante ogni vacanza di famiglia era sempre curioso e voglioso di imprimere ciò che il suo occhio vedeva (anche se spesso erano foto snapshot di familiari venuti male); infatti sua zia esausta gli regalò una compatta Nikon che conserva tutt’ora e che ogni tanto rispolvera. Ha vissuto per 20 anni nelle campagne toscane e ha studiato all’Accademia Italiana di Firenze, questo ha influenzato molto il suo stile fotografico avendo come reference paesaggi e quadri di artisti fiorentini. Ancora oggi sta portando avanti questa passione facendola diventare un lavoro. E’ molto affascinato dall’estetica di fotografi come Nicolò Persenziani, Alasdair McLellan e Alessio Albi con le loro foto molto delicate e pulite; nel suo percorso fotografico sta cercando di unire la “moda” con una sua estetica fatta di luci soft, colori caldi e una pasta Vintage. Nelle foto/video che ha inserito possiamo vedere un riassunto di tutto questo.
FRANCESCO MATERA
“Libertà. Un termine vago, inflazionato, spesso all’ordine del giorno. Ma, come descriverne l’essenza?
Libertà di parola, di espressione, di scelta, libertà identitaria sono alcuni dei riferimenti più comuni, spesso utilizzati per moda, caso o imitazione e senza una riflessione su quello che il termine stesso implica o potrebbe implicare.”
È per questo motivo, che in FSM, hanno ritenuto doveroso, in tali tempi umanamente sfidanti, riflettere su un concetto così complesso. Allo stesso tempo, hanno, politicamente, non tanto scelto di dare una loro interpretazione del concetto, ma di fornire, piuttosto, un quadro di ciò che è negazione della libertà, o quantomeno su quello che non è propriamente qualificabile come “libero/a”.
È, infatti, in una società frenetica, e nella sua continua rincorsa di una produttività, che definiscono materialisticamente pragmatica, hanno identificato il più grande controsenso rispetto al concetto di libertà.
“È forse libertà l’essere produttivo, è forse libertà il seguire percorsi predeterminati, è forse libertà poter essere liberi solo attraverso dei mezzi (denaro), ed è quindi forse libertà la libertà di avere, piuttosto che quella di essere?”
Affermano che rispondere sarebbe presuntuoso ed ingiusto, ma gli piacerebbe soffermarsi/farvi, soffermare su quanto di soggettivo ed ideale nasconda questo termine. Ed è per questo che si sentono di riflettere sul concetto di libertà di essere, e di sostenere quella che rappresenta una causa che hanno comunemente deciso di sostenere e di rappresentare: quella delle diversità e delle comunità LGBQT.
“Non sarebbe di fatti un tentativo troppo ambizioso quello di imporre un concetto univoco di libertà? Sarebbe giusto costringere ad una libertà, piuttosto che tutelarne differenti? È forse giusta la negazione dell’essere ciò che si sente di essere? Di fronte ai vincoli, non sono forse gli idelai a sprigionarci?”
Non vogliono darci risposte, ma ciò che possono dirci è che in FSM valorizzano e danno valore alla diversità, agli ideali, all’espressione di ciò che si è, al di fuori di qualsiasi tipo di categoria che rinchiuda, limiti, trattenga.
FSM di FRANCESCO SAVERIO MATERA March 2022 FSM X BALDA x AKRÄM
FLUID March 2022 WE VALUE DIVERSITY
FSM di FRANCESCO SAVERIO MATERA
BALDA e AKRÄM
HOC c/o Maurizio Marinaro
Erreci studios
Photography c/o Onofrio Petronella, Mercurio
Videography c/o Davide Masciandaro , Gabriel Lufrano , Ruben Gagliardini, Ssshark production, Novikynoparty
Animation c/o Loreta Gasparyan
Soundtrack c/o Cicco
Styling c/o Eeleonora Marinelli, Alice Guida
Model c/o Nao Miakano, Weel Lee, Jacob Adrienn, Daphne Cancelliere, Pajo Diee , J.e.a.7, Brakovskiy, The holy j, Alberto Balconi, Gays4satan, Dienastyyy Deblos
Key Artist c/o Roscino
Assistant Mua c/o Canberrawicki, Canberrawicki, Lucrezia Corica