
Domandare l’impossibile
Da Jordanluca, Simon Cracker e Lessico Familiare le riflessioni sulla diversità sono profonde e passano per pensieri intimi e raccolti, i brand si servono come sempre di mezzi quali casting inclusivi, sostenibilità e upcycling. Lessico familiare all’interno della Fondazione Sozzani dedica la propria collezione a Martin Margiela, da cui ha sempre preso ispirazione, e costruisce abiti da cocktail, aggiungendo a merletti e camicie materiali sintetici.
Da Jordalunca, il brand fondato da Jordan Bowen e Luca Marchetto, la cultura inglese si fonde con quella italiana, in una collezione che vede più Londra che Milano. Un uomo prende la metro per andare a lavoro con un completo extralarge e si muove in fretta verso un mondo in continuo cambiamento. I designer hanno portato in passerella uno scenario post-apocalittico o forse pre-apocalittico, chi può dirlo, in cui i modelli hanno piena consapevolezza dell’arrivo della fine (che potrebbe essere causata dal cambiamento climatico o una nuova pandemia ad esempio) e anziché farsi travolgere passivi si muovono svelti e pronti a reagire. La collaborazione con Lonsdale è ben riuscita e il brand di sportswear si adatta perfettamente allo stile Jordanluca.
Filippo Leone Maria Biraghi e Simone Botte invece domandano l’impossibile con la loro collezione BUT NO Autunno-Inverno 23/24. In una società in cui è sempre più difficile dire di no, essere contro corrente è la scelta più coraggiosa che un brand possa fare. La rabbia è energia. Viene in mente guardando la sfilata di Simon Cracker, il discorso di Pasolini al partito radicale: “Voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticate subito i grandi successi e continuate imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare”. Il brand quest’anno ha collaborato con Jemie Reid, Art director dei Sex Pistols, che ha donato alcuni dei vestiti del suo marchio Ragged Kingdom e Gaia Segattini con il suo brand di maglieria Knowear. Consapevoli che non a tutti può piacere veder sfilare una veste con la stampa “Accidental anarchist”, il duo creativo ha scavato nel piacere della diversità che con la ricerca della coolness a ogni costo, si sta decisamente perdendo.