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Domandare l’impossibile

Da Dsquared2 se sei un giocatore di basket muscoloso puoi indossare una mutandina da donna senza che la tua virilità sia messa in pericolo perché potresti averla rubata dalla bella ragazza con cui hai fatto sesso tutta la notte oppure potresti averla anche indossata semplicemente perché ti piace. Da Dsquared2 se nasce un bambino potrebbero mettergli una maglietta rosa con una scritta “It’s a boy” e anche qui nessuno si farebbe troppe domande. Il messaggio dei gemelli Dean e Dan Caten è proprio questo: non fatevi troppe domande, a volte la libertà è più facile di quello che si pensa e «Se non ti piace ciò che vedi il problema è tuo, non mio». Modelli belli come gli attori di Élite sfilano alla Milano Fashion Week arrivando direttamente da una camera da letto arredata in stile adolescenziale, dopo che un padre arrabbiato li ha sollecitati a svegliarsi e uscire dal letto. Lo show ci racconta che la libertà è frutto di spensieratezza e divertimento perché a volte troppi ragionamenti sono artefici di regole rigide. In un periodo così duro per i diritti civili potremmo anche accontentarci del messaggio dei fratelli canadesi, sebbene si sa che i cambiamenti siano frutto di un processo pensato e intellettuale e quindi non è sufficiente far indossare a una modella una maglietta di intimo a mo’ di mini gonna e gli anni duemila sono stati un’era decisamente poco genderless per aprire gli occhi alle persone.

Da Jordanluca, Simon Cracker e Lessico Familiare le riflessioni sulla diversità sono profonde e passano per pensieri intimi e raccolti, i brand si servono come sempre di mezzi quali casting inclusivi, sostenibilità e upcycling. Lessico familiare all’interno della Fondazione Sozzani dedica la propria collezione a Martin Margiela, da cui ha sempre preso ispirazione, e costruisce abiti da cocktail, aggiungendo a merletti e camicie materiali sintetici.

Da Jordalunca, il brand fondato da Jordan Bowen e Luca Marchetto, la cultura inglese si fonde con quella italiana, in una collezione che vede più Londra che Milano. Un uomo prende la metro per andare a lavoro con un completo extralarge e si muove in fretta verso un mondo in continuo cambiamento. I designer hanno portato in passerella uno scenario post-apocalittico o forse pre-apocalittico, chi può dirlo, in cui i modelli hanno piena consapevolezza dell’arrivo della fine (che potrebbe essere causata dal cambiamento climatico o una nuova pandemia ad esempio) e anziché farsi travolgere passivi si muovono svelti e pronti a reagire. La collaborazione con Lonsdale è ben riuscita e il brand di sportswear si adatta perfettamente allo stile Jordanluca.

JORDANLUCA MFW 2023-2024

Filippo Leone Maria Biraghi e Simone Botte invece domandano l’impossibile con la loro collezione BUT NO Autunno-Inverno 23/24. In una società in cui è sempre più difficile dire di no, essere contro corrente è la scelta più coraggiosa che un brand possa fare. La rabbia è energia. Viene in mente guardando la sfilata di Simon Cracker, il discorso di Pasolini al partito radicale: “Voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticate subito i grandi successi e continuate imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare”. Il brand quest’anno ha collaborato con Jemie Reid, Art director dei Sex Pistols, che ha donato alcuni dei vestiti del suo marchio Ragged Kingdom e Gaia Segattini con il suo brand di maglieria Knowear. Consapevoli che non a tutti può piacere veder sfilare una veste con la stampa “Accidental anarchist”, il duo creativo ha scavato nel piacere della diversità che con la ricerca della coolness a ogni costo, si sta decisamente perdendo.

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