
Appearance [1970 – 1979]
Contaminé è la nuova rubrica di Falcon Magazine, ideata e curata da Alessia Pardo.
Contaminé dal francese «contaminato» è mescolanza tra discipline figlie della creatività: arte, cinema, moda, musica.
E’ l’incontro tra linguaggi creativi.
Contaminé proverà, insieme a voi, a guardare la musica e tutto ciò che le gravita attorno.
Buona lettura!
Il mese scorso c’eravamo lasciati a Woodstock in occasione della tre giorni più memorabile della storia della musica. Oggi, dallo Stato di New York ci spostiamo nella Londra degli anni Settanta.
L’unico motivo per cui faccio moda è fare a pezzi la parola ‘conformismo’.
Vivienne Westwood
Protagonista di un fenomeno che interessa il panorama inglese degli anni Settanta è Vivienne Westwood, stilista dall’animo provocatorio e avanguardista. Affiancata dal produttore discografico dei Sex Pistols, Malcolm McLaren, la Westwood inaugura a King’s Road una boutique di abbigliamento dal nome SEX che segnerà per sempre lo stile del movimento punk. Madrina dell’anticonformismo Vivienne Westwood da il suo contributo ad una delle più importanti manifestazioni della subcultura giovanile: il punk, nome che denota tanto il genere musicale quanto la moda.

TEXAS – Sex Pistols.
Paul Cook, Sid Vicious, Steve Jones
& Johnny Rotten posed, group shot,
onstage at the Longhorn Ballroom,
Dallas, on final tour
(Getty Images Photo by Richard E. Aaron/Redferns)

with Nancy Spungen at their flat in
London, UK, 4th August 1978.
(Photo by Watal Asanuma/Shinko Music/Getty Images)
Se in musica il punk è strumentazione essenziale e rifiuto di qualsiasi abbellimento melodico, in moda è l’estremizzazione del brutto. Borchie, spille e giacche di pelle. Distinguersi dagli altri è imperativo attraverso un make up marcato, accessori e acconciature più che percepibili: creste colorate rianimano il grigio cielo londinese. La città diventa l’habitat perfetto di quelle anime malcontente. Questo è il contesto in cui gravitano alcune band destinate ad essere ricordate per sempre. Dal punk anarchico dei Sex Pistols, a quello più politico dei Clash. Se Peace and Love era il grido di protesta dei figli dei fiori, il credo dei punker era No Future!
Non riuscivo a capire se fossi io a creare i miei personaggi o se fossero i miei personaggi a creare me, oppure se eravamo la stessa cosa.
David Bowie
Il Regno Unito negli anni Settanta rappresenta il centro propulsore di novità che insieme coesistono o sono il risultato di un’evoluzione di altri fenomeni, come nel caso del glam rock.
Padre del genere è Marc Bolan, frontman della band britannica T.Rex. In occasione di alcuni suoi live, tra i quali spicca quello alla trasmissione televisiva inglese Top of the Pops, Bolan si presenta con lustrini, scialle, e un make up glitterato che conquista immediatamente i fan.
A far spopolare il fenomeno è però David Bowie, grande amico di Bolan, nel 1972 soprattutto grazie al suo alter ego Ziggy Stardust.
L’uomo ha da poco messo piede sulla Luna, ogni cosa nel mondo tocca la spettacolarizzazione. Il glam rock è musica orecchiabile che incontra una teatralità colossale: i rockers cominciano a guardare all’immagine, alla presenza scenica, alla bellezza androgina.
Diversi gli artisti che seguono il flow del glam, anche fuori dal Regno Unito: è il caso dei Kiss, dei The Stooges di Iggy Pop, dei New York Dolls. Il re, però, rimane Bowie! A lui la teatralità scorre nelle vene: ha sempre voluto recitare e ad un certo punto capisce che è possibile metter insieme teatro e musica interpretando un personaggio spettacolare.

Ziggy è un alieno venuto sulla Terra con la missione di dar voce a chi la voce in quel momento non ce l’ha. Ziggy canta la libertà sessuale, la libertà di genere, l’eccesso. In questo contesto alcuni dei costumi indossati da Bowie portano la firma di Kansai Yamamoto, grande creativo e stilista giapponese. David Bowie diventa un quadro da ammirare: tute mastodontiche, viso pallido, trucco acceso, glitter e costumi di tessuti di lycra, lustrini e lurex.
Mi vesto per uccidere, ma con gusto.
Freddie Mercury
Il frontman dei Queen, in termini di stile rimane la personalità più camaleontica nella storia della musica. Le sue performance collezionano look iconici che segnano intere generazioni fino ai giorni nostri. Freddie Mercury si serve dei suoi outfit non solo per dar sfogo alle molteplici sfumature della sua personalità, ma anche per lanciare messaggi politici e sociali necessari. Pensate al video di I Want To Break Free di qualche anno dopo (1984).

He is wearing a red
puma vest and white trousers.
(Photo by Dave Hogan/Getty Images)
Nelle sue performance gioca con la moda sia femminile che maschile in assoluta libertà: gli anni Settanta di Freddie Mercury sono quelli in cui mette in mostra il petto nudo e il fisico asciutto indossando tutine super aderenti: dalle decorazioni geometriche alle total white. Il suo stile comincia a definirsi con l’incontro della costumista che lo seguirà per anni, Zandra Rhodes.
Nessuno mi stava aspettando, ma mi aspettava ogni cosa.
Patti Smith
Protagonista femminile del rock degli anni Settanta è colei che oltre a dare un taglio netto ai suoi lunghi capelli, si dissocia dall’estetica pensata per la donna dell’epoca. Patti Smith celebra l’immagine al naturale! Capi essenziali, ma indossati con stile: blazer da uomo, basic t-shirt, pantaloni a sigaretta, capigliatura messy, capi unisex. Arriva a New York e taglia i capelli come Keith Richards dei Rolling Stones.

ROUNDHOUSE – Patti SMITH
(Getty Images Photo by Mick Gold/Redferns)
Nella Grande Mela la Smith legge le sue poesie e frequenta Andy Warhol, Lou Reed, John Cale. E’ la rocker letterata. Il suo stile è a tratti bohème: si ispira a Rimbaud e al cantastorie Bob Dylan.
Ai Rolling Stones dò al massimo altri due anni.
Mick Jagger
Se parliamo di moda e rockstar non possiamo lasciare all’angolo Mick Jagger che ancora oggi detta legge a riguardo! Lui in quegli anni reinventa la moda uomo, influenzandola profondamente.
A Jagger si deve lo skinny look, chic ma dal taglio reattivo da rocker così come la rivoluzione del vestito da uomo che non rimane anonimo e ingessato come quello degli anni ’50, ma viene tagliato sul corpo magrissimo di Jagger e abbellito con foulard e accessori stravaganti.

just after their Wedding
in St Tropez, France on 12th May 1971.
(Photo by Lichfield Archive via Getty Images)
Mia mamma mi disse una volta: “Sai tesoro, un giorno dovrai sistemarti e sposare un uomo ricco”. Io risposi: “Mamma, quell’uomo ricco sono io!”
Cher
Gli anni ’70 sono anche pop e se c’è qualcuno che siede sul trono del pop è una donna e si chiama Cher! Ai Grammy del 1974 indossa un Versace bianco incantevole con glitter e trasparenze. Gran parte dei suoi meravigliosi costumi di scena sono opera dello stilista e amico Bob Mackie.

July 20, 1977
(Photo by Ron Galella/Ron Galella Collection via Getty Images)
Cher è una donna intraprendente, all’avanguardia, bellissima: fa la moda e la segue risultando perfetta in ogni contesto. A metà degli anni ’70, però, il suo stile si definisce, risultando incredibilmente attuale: jeans rigido, canotte, stivali, cappelli da cowboy, camicie oversize e capelli lunghissimi.
Wait a second I know the synthesizer, why don’t I use the synthesizer which is the Sound of the Future.
Giorgio Moroder
Fu un decennio ricco e variegato quello dei Settanta. Sul finire scoppia il fenomeno della disco music che conquista indistintamente tutti. La Saturday Night Fever prevede look scintillanti, pailettes, camicie abbinate a pantaloni a zampa, minigonne e gli accessori che sono un must: occhiali grossi squadrati e coloratissimi, orecchini vistosi, stivali con zeppa.
Si sposa benissimo con le luci da discoteca il lamé, scintillante e appariscente, che decora top e mini dress.
E’ questo il look di artisti quali gli Abba, Blondie, Donna Summer, Gloria Gaynor, Bee Gees.
Gli Abba con i loro costumi tanto glamour e appariscenti, incarnano alla perfezione il panorama musicale di fine decennio.

ABBA performs on November 15, 1975
Getty Image Photo by NBCU Photo Bank